ANALOGIE TRA IL RISO ED IL PIANTO: DIFFERENZA NEL MASCHIO E NELLA FEMMINA
Il riso ed il pianto sono prerogativa della specie umana. Numerosi studi affrontano le analogie fra le due forme apparentemente contrastanti del comportamento umano: il riso e il pianto, entrambi sono accompagnati dall'aumento dell'enkefalina, una sorta di anestetico prodotto dall'organismo. Il sollievo che si prova è in relazione al suo incremento stimolato dal pianto (e dal riso).
Grande è, anche, la frequenza del pianto nell'ambito delle relazioni medico-paziente e infermiere-paziente e la conseguente difficoltà dei sanitari ad interagire col paziente e/o familiari, che spesso si limita con una pacca nella spalla.
William Fry ha individuato nelle lacrime di commozione una quantità di prolattina di gran lunga superiore a quella contenuta nelle lacrime da irritazione.
Poiché gli uomini producono più testosterone e le donne più prolattina vi sono evidenti differenze strutturali e biochimiche fra le ghiandole lacrimali dei due sessi.
La prolattina è l'ormone responsabile della produzione di latte, presente nelle donne in quantità superiore rispetto agli uomini. Forse è per questo che le donne piangono di più.
La donna media americana in media, piange 30 volte l'anno, contro le 6 scarse dell'uomo.
Un maschio piange di rabbia. Una femmina piange di paura (in rapporto a relazioni personali intime o a causa della visione di films).
Nei primi due anni di vita il bambino piange in media 4.000 volte e tali episodi non sono frutto della natura ma dei condizionamenti culturali.
Negli adulti ambosessi, le ghiandole lacrimali si contraggono con l'età. A 65 anni, il corpo umano produce solo il 65% delle lacrime di cui era capace in origine.
A 80 anni, invece, la produzione è diminuita del 70%.
L'UMORISMO E' IL SALE DELLA VITA
"L'umorismo è proprio di chi, superato l'amore narcisistico di sé, sa apprezzare realisticamente ciò che egli è, tollerando anche la percezione del proprio negativo, anzi è capace di integrarlo. Al tempo stesso, la difesa dell'umorismo protegge la stima poiché consente al soggetto di non prendersi troppo sul serio, di non pretendere troppo da sé, di ridimensionare le proprie debolezze senza farne una tragedia; e, probabilmente, anche di non scaricarle sugli altri… il cristiano che ha il senso dell'umorismo, quando cozza contro la disillusione, comprende e sorride: comprende i suoi limiti e sorride del crollo delle sue illusioni. Se da un lato l'umorismo, come senso del relativo e del limite, porta al distacco da sé e stabilisce nell'umiltà, da un altro è un invito alla fiducia, anzi all'audacia".
(L.Larivera, Natura e necessità dell'umorismo, "La civiltà Cattolica", luglio 2004)
Il triste poeta Giacomo Leopardi scriveva: "Grande tra gli uomini e di gran terrore è la potenza del riso… Chi ha il coraggio di ridere, è padrone del mondo".
Chi potrebbe cambiare il mondo? Forse la "crociata dell'allegria". Io la propongo a chi con me volesse iniziarla. Però a cominciare proprio da sé stesso.
STILI DI VITA
Decise di vivere allegro, di ridere di tutto, di essere sempre sereno. La formula funzionò,e superò il secolo di vita. (Medico, Luigi Corsaro 1450 circa)
MANAGER e/o VENDITORE
"Il segreto del successo consiste nel dimostrarsi di buonumore, di avere il riso facile e pronto, nel sapere ascoltare gli altri e parlare poco di sé"
POLITICA
"Il segreto del successo consiste nel dimostrarsi di buon umore, di avere il riso facile e pronto nel saper ascoltare gli altri e parlare poco di sé"
Non è forse con simpatiche battute che i politici americani conquistano le platee, le folle televisive, i grandi elettori?
SPORT e COMPETIZIONE
Cyrano de Bergerac era imbattibile come spadaccino, perché rideva e scherzava, liberando così tutte le sueenergie e demoralizzando contemporaneamente l'avversario, che trovava la risata di Cyrano insopportabile e segno di grande sicurezza. Prima di colpire, "al fine della licenza"Cyrano si faceva una salutare risata.
Il noto corridore ciclista Charles Pèlessier, quando vinceva, tagliando il traguardo, esplodeva in una sonante risata. Che, diceva, gli ridava forza.
A TAVOLA
E' consigliata l'allegria anche a tavola, con qualche buona risata, che non solo facilita la digestione, ma provoca salutari spiegamenti di attività muscolari.
MALATO
Un malato che ride, è un malato che vuol vivere, che è deciso a guarire. Anche un malato grave, se ride, non perde energia, anzi, ne acquista. E non c'è nulla di più dannoso dei parenti e dei conoscenti che circondano con mestizia e tristezza il letto di un ammalato. Il quale, il più delle volte, se è sostenuto dall'ottimismo del sorriso, è lui a consolare quanti lo circondano, a cercare di tenerli allegri.
EFFETTI
Tra tutti gli esseri del creato, che possono fare tutto il resto, solo l'uomo ha il dono del sorriso. Qualcosa che ha reso l'uomo superiore agli altri animali, per domarli, addomesticarli e farli lavorare per lui, forse per accondiscendere all'adagio arabo che dice: "L'uomo non è fatto per lavorare. Nasce stanco".
Il vero riso per essere salutare, deve essere una esplosione di gioia di vivere, e non confondersi coi sorriseti dell'invidia o dell'odio.
I pazzi possono essere comici ma non hanno il senso del comico, perché hanno perso il senso del reale. Se sapessero ridere, guarirebbero.
TROVA IL TEMPO
Trova il tempo di riflettere,
è la fonte della forza.
Trova il tempo di giocare,
è il segreto della giovinezza.
Trova il tempo di leggere,
è la base del sapere.
Trova il tempo d'essere gentile,
è la strada della felicità.
Trova il tempo di sognare ,
è il sentiero che porta alle stelle.
Trova il tempo di amare,
è la vera gioia di vivere.
Trova il tempo d'essere contento,
è la musica dell'anima.
Antica ballata irlandese
SENECA
Voi vivete come se doveste vivere sempre,
non pensate mai alla vostra fragilità,
non volete considerare
quanto del vostro tempo è già trascorso;
buttate via il tempo come se lo attingeste
da una fonte inesauribile:
mentre, forse, quel giorno che voi regalate
a una persona o a un affare, è l'ultimo per voi.
Avete paura di tutto perché vi sapete immortali.
Molte volte si sente dire:
"A cinquant'anni mi ritirerò a vita privata,
coi sessanta abbandonerò ogni impegno".
Ma chi ti garantisce che vivrai ancora?
Come puoi essere sicuro che tutto
andrà nel modo previsto?
E poi non ti vergogni di riservare a te
solo gli avanzi della tua vita,
di dedicare al tuo equilibrio interiore
solo il tempo che ormai non può
essere impiegato per nessuna attività?
E' troppo tardi cominciare a vivere
quando ormai è ora di smettere.
Seneca, De Brevitate Vitae 3
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