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I benefici della risata
Anatomia della risata |
Quali sono i meccanismi fisiologici che scatenano la risata?
Attraverso i principali sensi, l’udito e la vista, il cervello invia uno stimolo risorio, cioè una situazione che spinge al riso; questo stimolo colpisce quella zona del cervello deputata a riconoscere situazioni simili a questa e scatenare, in risposta, il riso.
In questo modo dal talamo e dai nuclei lenticolari e caudali del cervello parte l’impulso del riso che arriva ai nervi facciali, i quali stimolano a loro volta i muscoli risorio e zigomatico. Più è forte l’impulso, più questo arriva fino al diaframma e ai muscoli dell’addome. Quando la risata cessa, inizia un piacevole e benefico stato di rilassamento.
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La risata nella storia
Un po’ di storia…sulla risata |
Nel corso della storia, sono state date differenti valutazioni sul valore della risata nella vita di tutti i giorni.
Lo studio dell’importanza dell’umorismo e della risata sulla salute ha origini molto lontane; esso, risale infatti al pensiero di Ippocrate e Galeno, (V e IV sec. a.C.) che attribuivano alla risata la potenzialità di migliorare o peggiorare il decorso della malattia e quindi la salute: pensavano che l’umore malinconico, per esempio, andasse a impregnare il sangue di sostanze velenose, mentre si attribuiva al ridere, la funzione liberatoria di sostanze benefiche.
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La risata contagiosa
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La risata può essere considerata come una delle prime forme di comunicazione, un istinto primordiale. Ridere è un’espressione innata; è una risposta immediata e involontaria, infatti quando ci capita di ascoltare qualcuno che ride, involontariamente, veniamo contagiati e tendiamo a rispondere con la risata, che nel gruppo viene potenziata e si trasforma in un atteggiamento comportamentale contagioso. Sono diversi gli episodi che rappresentano quelle che sono denominate “epidemie di risate”. In Tanzania nel 1962, in un collegio di ragazze gestito da missionarie, tre ragazze iniziarono a ridere a crepapelle fra di loro, nel giro di qualche mese, l’epidemia di risate coinvolse più 150 ragazze, costringendo l’istituto a chiudere. Queste ragazze, erano colpite da improvvisi e irrefrenabili attacchi di riso che potevano da durare pochi a poche ore e si ripetevano ciclicamente tre o quattro volte al giorno. Misteriosamente l’epidemia di risate, colpì soltanto le studentesse che costrette a tornare nelle proprie case a causa della chiusura della scuola, contribuirono al diffondersi dell’epidemia nei villaggi circostanti, colpendo circa 10000 abitanti. L’epidemia si interruppe nel 1964, dopo due anni e mezzo, arrivando a raggiungere 14 scuole e varie tribù sul lago Vittoria in Uganda e Tanzania. Da un’attenta analisi, si arrivò a capire che il contagio si sparse secondo linee tribali, familiari e amicali, colpendo in modo particolare le donne; più intenso era il legame tra la persona affetta da attacchi di riso e la persona che ne era testimone, più alta era la probabilità che il testimone a sua volta venisse contagiato.
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La risata e il cibo
Il sorriso vien mangiando ! |
La convivialità e il piacere del buon cibo è risaputo che allentano le inibizioni sociali, le rigidezze e lo stress. Non tutti sanno, però, che oltre all’aspetto prettamente conviviale e goliardico, il buon umore può essere favorito anche da una corretta alimentazione a base di cibi che per la loro composizione chimica, favoriscono il rilascio della serotonina, un neurotrasmettitore del sistema nervoso centrale.
Infatti le ultime ricerche di neurochimica evidenziano che non solo il cervello ma anche il sistema nervoso si nutre come qualsiasi altro organo; per tale ragione squilibri nutrizionali possono provocare stati di infelicità, confusione mentale e altri sintomi più o meno gravi.
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La risata nella religione
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Nel cristianesimo, il riso abbandona la sfera del divino e le mitologie che ne attribuivano l’origine agli dei, per i quali ridere è segno di libertà suprema e diventa una rivincita del diavolo, che desacralizza il mondo. Il tema del riso nel cristianesimo antico è stato studiato pochissimo; l’idea sostenuta dai Padri della Chiesa , secondo cui “Gesù non ha mai riso” ha demonizzato in genere il riso e lo ha definito come “conseguenza del peccato originale”.
Di qui una visione negativa culminata nel XIV secolo con “Il nome della rosa” di Umberto Eco, che propagandava in forma di romanzo dall’ambientazione medievale, la convinzione, che il cristianesimo sia intrinsecamente apocalittico nel senso più distruttivo, e per ciò ostile a ogni tipo di comicità; questa immagine dissacratoria, viene rappresentata dalla figura di padre Jorge, che distrugge il secondo libro della Poetica di Aristotele, dedicato al comico per impedire che il mondo conosca quelle “pericolose” teorie.
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La risata nella coppia
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Anche nell’amore, che pure dispone di una serie quasi infinita di mezzi di comunicazione, verbali e non, il sorriso fa la sua parte, e la fa bene.
E’ infatti molto frequente nei primi tempi di vita della coppia: basta guardarsi in faccia quando succede qualcosa di apparentemente buffo o strano e la risata nasce spontanea ed accomuna lei e lui.
Basta un piccolo gesto che si trasformi in solletico, magari per nascondere un po’ di imbarazzo o timidezza, e giù a ridere insieme. Anche le piccole contrarietà si allentano facilmente attraverso una risata.
La coppia che vive la fase dell’estasi dell’innamoramento, della percezione di vivere come isolati dal resto del mondo e totalmente appagati del loro amore, spesso si ritrova a ridere a gola piena, anche fino alle lacrime.
Ma prima o poi ogni coppia si ritrova a fare i conti con la realtà. Perfino la più romantica e passionale storia d’amore, se non finisce precocemente, deve fare i conti con i problemi della vita di tutti i giorni: la casa, il lavoro, soldi, incomprensioni caratteriali, gelosia, parenti, ecc. Così anche il tanto atteso momento di vivere sotto lo stesso tetto, due cuori e una capanna, comporta con il tempo l’insorgere di tensioni, noia, routine, ecc., e le risate inevitabilmente diradano.
Ma il ridere, coltivato con cura si può trasformare, diventare diverso dalla risata senza perché, felice e un po’ sciocca, dei primi tempi, ma continuare ad esserci.
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La risata nell'arte
La pittura futurista |
Umberto Boccioni (1882 – 1916)
“La risata”
1911 New York, The Museum of Modern Art
“La risata” raffigura un gruppo di femmine e di viveurs che conversano molto allegramente intorno ad una tavola di caffè mentre una delle donne, che sono tutte vestite bizzarramente, prorompe in una risata scrosciante e questa si comunica intorno. La scena è vista con acutezza e rappresentata con una pittura di efficacia irresistibile: l’effetto è dovuto in gran parte alla violenza del colore, al ravvicinamento accecante di toni fortissimi e luminosi: nel centro del gruppo un’enorme piuma gialla sembra un fuoco d’artifizio”. (Nino Barbantini) In occasione del corso della Conferenza di Roma del maggio 1911 sulla Pittura Futurista, Umberto Boccioni dichiarò che lo stato d’animo del riso, posto nella complessità della vita contemporanea, rappresenta una fase successiva rispetto al Lutto nell’elaborazione della pittura degli stati d’animo, “nucleo centrale della pittura futurista”.
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La risata nella musica
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Il rapporto esistente tra la musica, l’umorismo, la comicità ed il riso è parte della nostra comune esperienza, anche se poche sono state le ricerche e le pubblicazioni serie su questo tema.
Troviamo musiche allegre sin dall’antichità: le canzoni destinate al ballo, al corteggiamento, all’enunciazione euforica e scherzosa dell’amore, dove il patire si trasforma in un divertimento che arriva allo stordimento; canzoni vivaci e spiritose, adatte alla festa, alla tavola e al vino.
Moltissima musica colta e popolare ha avuto chiare finalità nella direzione dell’intrattenimento piacevole, della satira, del motteggio, ecc…I testi musicali non lasciano dubbi sulle intenzioni sicuramente ludiche, d’alleggerimento e di spasso, di queste musiche.
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La risata e la filosofia
Filosofia Zen |
in Giappone si tramanda la storia di Hotei, il Budda che ride.
E’ l’unico delle sette Divinità della Fortuna giapponesi a essere probabilmente ispirato a una persona realmente esistita ed è il più conosciuto al di fuori del Giappone. Porta una sacca nelle spalle (dalla quale prende il nome) che non si svuota mai e con la quale nutre i poveri e i bisognosi.
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